Da un punto di vista fisiologico, l’ansia è innescata e regolata da alcuni meccanismi cerebrali abbastanza complessi che coinvolgono diverse strutture e aree del nostro corpo:
- Talamo: è il fulcro centrale per la ricezione degli input sensoriali (principalmente quelli relativi alla vista e all’udito). Si occupa di scomporre gli input (i segnali visivi vengono scomposti per forma e colore, mentre quelli uditivi per volume e dissonanza) e inviarli alla corteccia cerebrale.
- Corteccia cerebrale: gli input in arrivo dal Talamo vengono qui associati ad un significato. Questo processo ci consente di prendere consapevolezza rispetto a ciò che stiamo vedendo e ascoltando.
- Amigdala: è considerato il nucleo emotivo del cervello ed il suo ruolo principale è quello di innescare la risposta di paura. Le informazioni che passano attraverso l’amigdala sono associate ad un significato emotivo.
- Nucleo del letto dello stria terminalis (BNST): questa struttura è particolarmente importante per la risposta ansiogena. Infatti, mentre l’amigdala si occupa di innescare la paura di fronte ad una minaccia concreta, il BNST attiva lo stato di allerta (l'ansia) quando il pericolo è “previsto”.
- Locus ceruleus: riceve i segnali inviati dall’amigdala e innesca la classica risposta ansiosa: battito cardiaco accelerato, aumento della pressione sanguigna, sudorazione e dilatazione delle pupille.
- Ippocampo: è il centro della memoria e immagazzina informazioni “grezze” dai sensi. Insieme all’amigdala è responsabile della nostra memoria emotiva.
- Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene: questo insieme di organi rappresenta la via dedicata alla modulazione della risposta neuroendocrina allo stress.
Fasi della risposta ansiogena
Ora che conosciamo le parti chiave, andiamo a vedere qual è la catena di eventi che si innesca quando siamo ansiosi, stressati o impauriti:
- In principio, tutto parte dai nostri sensi. La vista e il suono vengono elaborati dal talamo, che funziona da filtro per i segnali in arrivo e li inoltra all’amigdala o alla corteccia. Gli odori e il tatto vanno invece direttamente all’amigdala bypassando del tutto il talamo (questo è il motivo per cui gli odori spesso evocano ricordi o sensazioni potenti).
- Tra i segnali proveniente dai sensi, quelli associati a minaccia vengono immediatamente elaborati per attivare la risposta alla paura:
- Si attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, responsabile della produzione di cortisolo, l’ormone dello stress.
Livelli troppo alti di cortisolo fanno andare in cortocircuito le cellule dell’ippocampo rendendo difficile organizzare il ricordo. È per questo motivo che i ricordi relativi a traumi e esperienze molto stressanti sono spesso frammentati e carenti di contesto. - Si attiva anche il locus ceruleus che fa aumentare l’attività del sistema nervoso simpatico, provocando l’accelerazione del battito cardiaco, l’aumento della pressione sanguigna e l'iperventilazione dei polmoni.
La traspirazione aumenta e le terminazioni nervose della pelle formicolano, provocando la pelle d'oca. I sensi diventano iperattivi e ci blocchiamo per un momento. Contemporaneamente l’adrenalina inonda i muscoli preparandoci a combattere o scappare.
Il cervello sposta l’attenzione dalla digestione per concentrarsi sui potenziali pericoli e a volte provoca l’evacuazione del tratto digestivo attraverso minzione, defecazione (da qui il detto “farsela addosso dalla paura”) o vomito.
Questa è la superstrada: succede tutto prima di sentire coscientemente la paura. - Solo dopo che la risposta alla paura è stata attivata, la mente cosciente entra in azione.
Alcune informazioni sensoriali prendono infatti un percorso più lento, dal talamo alla corteccia. Quest’ultima decide se le informazioni sensoriali giustificano una risposta alla paura.
Se la paura è una vera minaccia nello spazio e nel tempo, la corteccia segnala all'amigdala di continuare a rimanere in allerta, altrimenti il segnale si interrompe e la tensione diminuisce.
Molto spesso è innescata da qualcosa che di per sé non è minaccioso ma è associato a un ricordo pauroso. Questo sembra essere causato dal BNST, responsabile della cosiddetta ansia anticipatoria, ossia quello stato di allerta che si attiva in previsione di un pericolo che non è attualmente presente. Il pericolo non si concretizza ma il BNST rimane attivo, mantenendo l’ansia per lungo tempo.
Questa situazione può essere debilitante per il soggetto e compromettere il ciclo sonno-veglia, oltre ad interferire negativamente con il funzionamento in aree importanti della sua vita: lavoro, socialità e affetti.
Come si "disattiva" il BNST?
L’attività del BNST può essere modulata dalla nostra corteccia cerebrale, che a sua volta può essere guidata dall’individuo. Nello specifico, la nostra corteccia pre-frontale può essere “addestrata” affinché associ un nuovo significato al ricordo pauroso che innesca l’ansia, disattivando così la frenetica attività del BNST.
L’intervento psicologico agisce proprio su questi meccanismi, favorendo l’individuazione e l’elaborazione del ricordo pauroso che innesca il BNST, diminuendo così la sua attività e, di conseguenza, riducendo lo stato ansioso.